Ride 1 – ALLA SCOPERTA DEI TEMPLARI (Castello di Lagopesole, Acerenza, Castelmezzano).
Tot.= 110 km – 2 ore e mezza.
Attività ricreative:
- visita del Castello di Lagopesole – tappa dei Cavalieri Templari;
- visita della Cattedrale di Santa Maria Assunta e San Canio di Acerenza – alla ricerca del sacro Graal;
- visita della Chiesa Madre Santa Maria dell’Olmo - tappa dei Cavalieri Templari
In Basilicata c’è un borgo di duemila abitanti che, da secoli, nasconde un mistero: si tratta di Acerenza, in provincia di Potenza, uno dei borghi più belli d’Italia.
Secondo i lucani, nel borgo è celato il Sacro Graal, il calice da cui bevve Gesù nell’Ultima cena e che venne usato da Giuseppe d’Arimatea per raccogliere il sangue dal costato di Cristo dopo la crocifissione. Il Santo Graal avrebbe il potere di dare vita eterna e conoscenza.
Si troverebbe nascosto da qualche parte all’interno della Cattedrale di Santa Maria Assunta e San Canio Vescovo. Naturalmente il fatto è ben noto agli esperti di questa materia, agli storici e gli appassionati del Graal. Ma a parte loro, nessuno ne era a conoscenza.
Il fondatore dell’Ordine dei Cavalieri Templari (1118), Ugo Dei Pagani (Hugues de Payns, ndr), sarebbe nato da Sigilberto ed Emma proprio in Basilicata, per la precisione a Forenza, non molto lontano da Acerenza, e proprio da queste parti fu fissato il punto di ristoro morale e spirituale per le truppe della sesta Crociata nel 1227, proprio quando Padre Andrea, Arcivescovo della cattedrale di Acerenza, ebbe un ruolo attivo nell’organizzazione della Crociata.
Il fascino dei cavalieri Templari conquista tutti.
Le vicende di questi misteriosi personaggi fanno ancora molto discutere e sono state anche il motivo del successo del romanzo “Il Codice da Vinci” di Dan Brown, in cui veniva fornita un’interpretazione molto discussa di quale fosse davvero il Santo Graal dei Templari. Brown afferma che “la ricerca del Santo Graal è la ricerca della tomba di Maria Maddalena”. Ma è davvero così?
Parrebbe che sarebbe stato lo stesso Ugo Dei Pagani a nascondere il Graal nella cattedrale di Acerenza.
Se avete intenzioni di mettervi anche voi a caccia del Santo Graal non si può non fare tappa in Basilicata.
L'interesse di studiosi e curiosi si è scatenato intorno alla scoperta di simboli templari presenti nelle chiese dell'area dell'Alto Bradano e in particolare ad Acerenza, Venosa, Castelmezzano, Serra di Vaglio e Lagopesole, villaggi entrati improvvisamente nella mappa delle località legate al mistero del Graal, di fianco a mete più note come Rosslyn Chapel in Scozia e la chiesa di Santa Maddalena a Rennes le Château in Francia.
Castel Lagopesole
Lagopesole ospita uno dei più grandi e maestosi castelli federiciani, il Castello Rosso, che padroneggia sulla valle dove vi era un lago poi prosciugatosi. Il monumento ricorda il castello rosso dei romanzi del Graal situato di fronte una rupe bianca, colore che richiama subito alla mente la “terra bianca” lucana.
Il Castello è stato la residenza estiva e di caccia di Federico II, realizzato tra il 1242 e il 1250, unica sua abitazione ad avere all’interno una cappella.
Sorto a 800 metri sul livello del mare, sovrasta l’intera Valle di Vitalba, congiungendo le attuali zone del Vulture-melfese e del potentino, e diventato portum Montis Vulturis, una sorta di accesso al monte Vulture, custode dei segreti di uno degli Imperatori più affascinanti della storia.
Il castello è ricco di elementi geometricamente perfetti: ha una forma rettangolare, è diviso in due corti su cui si affacciano gli ambienti articolati su due piani e presenta agli angoli quattro torri quadrate.
Si narra che questo straordinario castello contenga circa 365 stanze, quanti sono i giorni dell’anno, ma tra queste, una sia inaccessibile e introvabile. Soltanto la notte di Natale la sua porta si apre per qualche secondo, svelando il suo interno: un vero e proprio tesoro….
Castello di Lagopesole (Federico II)
Acerenza
Una delle ipotesi è che il Santo Graal si trovi ad Acerenza, una cittadina medievale in provincia di Potenza, in cima ad una montagna, circondata da vigneti di Aglianico.
Il nome di Acerenza fa venire in mente “l’Acheron”, il fiume che metteva in collegamento il regno dei vivi con quello dei morti.
Il calice dovrebbe essere nascosto nella cattedrale di Acerenza, edificio dell’XI secolo, dedicato all’Assunta e a San Canio. In particolare sembra che nella cripta restaurata nel 1524 dal Conte Ferrillo Balsa, membro dell’Ordine dei Cavalieri di Gerusalemme, ci sia la più ambita reliquia del mondo. Infatti gli occhi sono puntati su una finestrella murata e proprio dietro questi mattoni ci sarebbe il Santo Graal.
Gli indizi del Santo Graal di Acerenza
Numerosi sono gli indizi che portano i ricercatori del Santo Graal in Basilicata, facendo diventare Acerenza uno dei paesi legati al mistero dei Templari:
- il nome della piazza su cui si trova la cattedrale è piazza Glinni, genitivo del gaelico Glin, come gaelica è anche la leggenda del Graal.
- Ugo Dei Pagani, fondatore dell’Ordine dei Cavalieri Templari nel 1118, è di origini lucane, essendo nato nella vicina Forenza.
- Il territorio ospitò le truppe della sesta crociata, nel 1227, e Padre Andrea, l’arcivescovo della Cattedrale di Acerenza, ebbe un ruolo attivo nell’organizzazione della spedizione.
- la cripta della cattedrale fu restaurata nel 1524 dal Conte Ferrillo Balsa, membro dell’ordine dei Cavalieri di Gerusalemme. Durante il restauro venne murata una finestrella, fatto che lascia spazio all’ipotesi che dietro vi sia stato nascosto qualcosa. Cosa?
- La cattedrale è dedicata a San Canio, il cui nome gaelico significa “magnifico sorvegliante”. Cosa doveva sorvegliare? Forse il Santo Graal?
Castelmezzano
Castelmezzano si trova all’interno di una catena montuosa che la leggenda tramanda “come racchiuso proprio nella grande coppa del Graal” che include l’intero borgo con all’interno una fonte ed un olmo, albero della vita, situati accanto alla suggestiva Chiesa di S. Maria dell’Olmo.
Castelmezzano ha origini da un insediamento Militare Normanno chiamato Castrum Medianum ossia Castello di mezzo tra Pietrapertosa e Albano.
Le origini di Castelmezzano sono comprese tra il VI ed il V secolo a.C., quando alcuni coloni greci penetrarono nella valle del Basento e fondarono il centro abitato di Maudoro, ossia ‘mondo d’oro’.
Nel X secolo d.C., le invasioni saracene costrinsero la popolazione locale a fuggire e a cercare riparo tra le vette delle montagne.
Dopo l’occupazione longobarda, vi si insediarono i Normanni tra l’XI ed il XIII secolo d.C. e vi costruirono un castello di cui sono ancora visibili una parte del muro di cinta, resti di mura rialzati sulla roccia, una cisterna per la raccolta delle acque meteoriche e la lunga e ripida scalinata scavata nella roccia,
A Castelmezzano, tra gradini scavati nella roccia e strapiombi meravigliosi, si nascondono affascinanti misteri legati al passato. Il borgo dolomitico all’epoca delle Crociate è stato un’importante tappa per i cavalieri Templari che si recavano in Terra Santa.
Uno tra i simboli che testimoniano il passaggio dei templari a Castelmezzano è rappresentato dalla suggestiva “Scala verso il Cielo” presente tra le rovine del Castello Normanno-Svevo. L’area del castello coincide con i luoghi fondativi del paese. Questa porta ad un probabile posto di vedetta, da cui era possibile sorvegliare la vallata del fiume Basento. O, forse, per gli amanti dei simboli apparirebbe come “una scorciatoia per il Paradiso”.
Ma gli elementi maggiormente misteriosi sono custoditi nella Chiesa Madre di S. Maria dell’Olmo, edificata nel XII secolo nei pressi di una sorgente e di un olmo da cui prende il nome, dove, 13 anni fa, durante i lavori di ristrutturazione, sono stati scoperti una porta segreta e un architrave triangolare che crea una croce templare a otto punte iscritta nella roccia: all'interno di un cerchio circoscrive un altro cerchio e, sull'icona della Madonna con il bambino detta dell'Olmo, una data A.I.D. 1117 e una frase che fa da cornice al dipinto "Hic habtta boam elegie a stlia mtna - salmo 131" (qui abiterò perché l'ho scelto, o stella mattutina).
E' un’esplicita venerazione della Stella Mattutina tanto cara ai Templari, tramandata di maestro in maestro e che si pronuncia quando si entra in una nuova casa.